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Srm: in Italia crescono i traffici marittimi (0,7%) nonostante dazi e conflitti

Srm: in Italia crescono i traffici marittimi (0,7%) nonostante dazi e conflitti
Economia

L’ Italia resta protagonista nello Short Sea Shipping, il traffico marittimo a corto raggio, con 302 milioni di tonnellate movimentate nel 2024. L’Italia è prima nell’area euro mediterranea dove il traffico registrato ha raggiunto i 628 milioni di tonnellate movimentate. Anche il Mediterraneo mantiene centralità: i 25 principali porti hanno movimentato lo scorso anno 62 milioni di TEU, con una crescita del 5,1%, nonostante le tensioni geopolitiche che hanno ridisegnato la geografia dei traffici, incentivando le rotazioni per il Capo di Buona Speranza.

Pochi spunti del dodicesimo Rapporto Annuale “Italian Maritime Economy”, di SRM (Centro Studi collegato al Gruppo Intesa Sanpaolo), presentato, presso le Gallerie d’Italia di Napoli intitolato quest’anno «Protezionismo e dazi: impatti su shipping globale e modelli portuali. Il Mediterraneo al centro degli scenari tra intermodalità e sostenibilità».

Il Rapporto 2025 - realizzato nell’ambito del Partenariato Esteso “NEST - Network 4 Energy Sustainable Transition”- si è focalizzato su argomenti di forte attualità: i nuovi scenari geopolitici che stanno caratterizzando l’economia marittima e gli stretti mondiali (Suez, Hormuz, Panama), l’introduzione dei dazi da parte degli Stati Uniti e le frontiere della sostenibilità dello shipping e della logistica e dell’intermodalità mare-ferro.

Gian Maria Gros-Pietro, Presidente Intesa Sanpaolo: «Vogliamo essere in prima fila nel sostenere il grande potenziale dell’economia italiana nel Mezzogiorno, oltre che tutto il cluster marittimo nell’affrontare le sfide che lo attendono. Siamo orgogliosi della decisione di sostenere la ZES Unica per il Mezzogiorno e le Zone Logistiche Semplificate per il centro nord, per le quali il nostro gruppo ha messo a disposizione un plafond di 10 miliardi destinato a finanziare gli investimenti per lo sviluppo del sistema industria-porti-logistica. Voglio ricordare il desk specializzato sul settore navale, nell’ambito della Divisione Banca dei Territori, e che la Divisione IMI CIB ha linee di credito accordate al settore marittimo per oltre 6,7 miliardi a livello nazionale: oltre 3 miliardi di euro di accordato al settore dello shipping (merci e passeggeri) e altrettanto al settore delle costruzioni navali».

Per l’Italia, che è una tra le economie più aperte del mondo _ dice Srm _ e con una delle più alte incidenze del rapporto export + import/Pil (54,3% nel 2024), la politica degli Stati Uniti presenta non pochi elementi di preoccupazione. Basti pensare che gli Stati Uniti sono diventati nel 2024 il secondo mercato di sbocco dei nostri prodotti. L’Italia, è uno dei Paesi con il maggior attivo commerciale (44 mld$), e pertanto è un obiettivo della politica daziaria (come più in generale l’intera Unione Europea).

Nonostante tutto, i porti italiani si sono mostrati ancora una volta resilienti. In totale hanno movimentato 481 milioni di tonnellate (+0,7%). La principale categoria di merci gestite dai porti continua ad essere quella delle rinfuse liquide con 170 milioni di tonnellate (+1,6%), seguita dal Ro-Ro, pari a 122 milioni (+0,2%). A performare è stato principalmente il segmento dei container. Sono stati gestiti 11,7 milioni di TEU (+6,5%) ma a crescere in modo importante è stato il transhipment (+17,5%) che ha compensato la lieve riduzione (-0,4%) del gateway. In generale, i porti del sistema ligure e tirrenico hanno registrato un andamento positivo; la dorsale adriatica ha invece evidenziato una riduzione rispetto al 2023 (-3,8%).

Procede lentamente però lo sviluppo dell’intermodalità e delle connessioni mare-ferro su cui il paese sta investendo soprattutto nel potenziare l’ultimo miglio. Nel complesso, il numero di treni merci rilevati presso le stazioni RFI collocate all’interno dei porti italiani è stato, nel 2024, pari a oltre 45.000 unità, con una sostanziale stabilità (-0,4%) rispetto all’anno precedente. Più attrezzati di collegamenti tra porto e rete ferroviaria sono gli scali di Trieste, Ravenna, La Spezia e Genova Voltri. Va anche evidenziato che – come risulta da una survey SRM condotta per il Nord Italia – solo il 12%-15% delle aziende manifatturiere utilizza l’intermodale.

Per tutelare e rafforzare la competitività dei porti italiani in un mercato complesso quale quello del Mediterraneo, sono programmati diversi investimenti infrastrutturali per ammodernare e conseguire maggiore efficienza logistica, anche con il supporto dei fondi del PNRR.

La situazione di incertezza dell’economia globale, a causa di guerre e dazi, ha forte impatto sull’economia, ma almeno per ora, non ferma la crescita. Srm raccoglie previsioni positive: il commercio via mare globale che è aumentato del 2,1% nel 2024, raggiungendo 12,6 miliardi di tonnellate, crescerà (meno ma crescerà) in un range tra lo 0,2% nel 2025 e +1,5% nel 2026.

Cambiano le rotte in direzione della regionalizzazione

Le crisi geopolitiche e l’applicazione dei dazi spingono gli importatori a riorganizzare le catene di approvvigionamento: si passa dalla globalizzazione alla regionalizzazione. Calano nettamente gli scambi commerciali fra Usa e Cina e ciò comporterà una variazione del trade. Gli Usa nel 2024 hanno importato principalmente dal Messico. La Cina ha perso la sua posizione di primo esportatore negli Usa nel 2023, ponendo fine a un primato durato 17 anni. Negli ultimi 10 anni l’import cinese dagli Usa è diminuito del 9%. Il trend del cambiamento è confermato anche dalla crescita delle rotte regionali container nel mondo che tra il 2021 e il 2026 crescono del 7,3% contro una media mondiale del 6,1%. Vi sono effetti anche sui noli. Dopo aver registrato a maggio 2025 una riduzione annuale del 39%, nell’ultimo mese sono in ripresa a seguito della parziale sospensione dei dazi (per 90 giorni).

In conclusione, i dazi impatteranno su circa 500 milioni di tonnellate all’anno di merci via mare, pari al 4% del totale mondiale. Nonostante i fenomeni di regionalizzazione, quello che accade in Nord America si riverbera sull’economia mondiale. Essa è la 3° area del mondo per volume di traffico container dopo Asia ed Europa e rimarrà tale anche nei prossimi anni.

Anche altre misure protezionistiche influenzano l’economia marittima. Il 17 aprile 2025, l’United States Trade Representative (USTR) ha introdotto misure (a partire dal 14 ottobre 2025) per rilanciare la cantieristica e ridurre il dominio cinese in questo settore. Sono previste tasse sugli scali nei porti statunitensi delle navi di proprietà, gestite o costruite in Cina.

Sono inoltre previste misure specifiche per le metaniere e Car Carrier. Il 9% degli scali negli Stati Uniti da parte di navi che effettuano traffici internazionali sarà soggetto alla nuova misura. Questo provvedimento porterebbe a generare entrate pari a circa 12 miliardi di dollari nel 2026, che potrebbero salire a 18 miliardi di dollari nel 2028.

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