Sanità, istruzione e burocrazia: in Italia solo un cittadino su due è soddisfatto

Nota a cura di Nicolò GeraciSulla base di sondaggi pubblicati dall’OCSE, questa nota confronta il livello di soddisfazione dei cittadini in 30 Paesi membri nei confronti di quattro servizi pubblici fondamentali: sanità, istruzione, giustizia e amministrazione. Il grado di soddisfazione in Italia è sempre inferiore alla media OCSE, mentre i cittadini dei Paesi del Nord Europa risultano tra i più soddisfatti in tutti e quattro gli ambiti.
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La pubblicazione biennale Government at a Glance dell’OCSE analizza dati comparabili sulla qualità dei servizi pubblici. L’edizione 2025 include i risultati di un sondaggio (“Trust Survey”) realizzato nei mesi di ottobre e novembre 2023 su un campione di 60.000 persone in 30 Paesi (su 38 Paesi OCSE, la principale omissione sono gli Stati Uniti).[1] Il sondaggio ha rilevato il livello di soddisfazione dei cittadini verso sanità, istruzione, giustizia e amministrazione generale. Questa nota passa in rassegna i risultati.
Due caveat per interpretare i dati:il giudizio sulla qualità dei servizi pubblici può dipendere anche dalle diverse aspettative nei vari Paesi. Queste possono a loro volta riflettere il livello di imposizione: Paesi, come quelli emergenti, dove le imposte sono solitamente più basse potrebbero essere caratterizzati da aspettative minori e, quindi, a parità di qualità dei servizi, registrare giudizi più positivi di quelli dei Paesi avanzati. Per tener conto di questo, nel seguito ci concentriamo in buona parte sul confronto tra Italia e Paesi avanzati, pur fornendo informazioni anche sugli altri Paesi OCSE.
In altri sondaggi, gli italiani sembrano apparire strutturalmente più severi dei cittadini di altre nazionalità nel valutare il proprio Paese. È noto, per esempio, che il livello di corruzione percepita è più elevato in Italia rispetto a misure più oggettive del grado di corruzione.[2] Questo però non può diventare un alibi per trascurare completamente i risultati seguenti che non sono lusinghieri per l’Italia.
1. SanitàAlla domanda “Su una scala da 0 a 10, quanto sei soddisfatto o insoddisfatto del sistema sanitario nel suo complesso?” solo il 48% degli italiani intervistati si dichiara “soddisfatto” (termine con cui, qui come nel seguito, si indica un punteggio da 6 in su) (Fig. 1). Il dato italiano, al ventunesimo posto su trenta Paesi per i quali sono disponibili risultati per il 2023, è inferiore alla media OCSE (52%) ed è lontanissimo dai migliori (Belgio, Svizzera, Lussemburgo, Corea del Sud), dove è soddisfatto tra il 72% e l’81% degli intervistati. Siamo all’ultimo posto anche tra i Paesi di maggiore dimensione, dietro a Francia (61%), Spagna (58%), Germania (53%), Regno Unito (50%) e Canada (49%). Anche alcune economie emergenti come Costa Rica (56%) e Messico (53%) registrano risultati migliori.
Rispetto ai sondaggi del 2021 (la prima edizione del programma, a cui l’Italia non ha partecipato), nel 2023 i risultati peggiorano per tutti i Paesi tranne Belgio, Australia e Colombia, con un calo particolarmente forte nel Nord Europa (media di meno 15 punti percentuali tra Danimarca, Norvegia e Finlandia), Regno Unito (meno 19 p.p.), Canada (meno 12 p.p.) e Francia (meno 6 p.p.). Tale peggioramento così diffuso e, in alcuni, casi così marcato si può ricondurre a tre fattori: l’allungamento delle liste d’attesa causate dal rinvio delle prestazioni sanitarie durante il Covid, l’aumento di coloro che dichiarano di scegliere di non curarsi e il ritorno a giudizi più severi dopo la crisi Covid, durante la quale il sistema sanitario avrebbe goduto di un maggiore apprezzamento essendo evidente l’essenzialità del suo ruolo.[3]
Nonostante la spesa pubblica sia bassa e in diminuzione, in Italia il sistema di istruzione riceve un gradimento maggiore che in Francia, Germania e Spagna.[4] Secondo il sondaggio OCSE, nel 2023 si dichiarava soddisfatto il 51% degli intervistati italiani, contro il 50,6% in Spagna, il 47% in Francia e il 41% in Germania (Fig. 2). Tutti e quattro i Paesi registrano però valori molto inferiori alla media OCSE (57%). Valutazioni decisamente positive si rilevano in Canada (68%) e nel Nord Europa: si dichiara soddisfatto l’81% degli intervistati in Finlandia, il 74% in Danimarca, il 71% nei Paesi Bassi, il 68% in Irlanda, il 64% in Belgio e il 62% in Svezia. Sopra la media anche Messico e Costa Rica, entrambi con il 64%.

Trattandosi di un servizio con il quale i cittadini interagiscono meno frequentemente rispetto a sanità e istruzione, i sondaggi OCSE in quest’area guardano alla fiducia verso il sistema giudiziario, anziché misurare la soddisfazione degli intervistati. In Italia nel 2023 si è dichiarato fiducioso (punteggio superiore a 5) solo il 43% degli intervistati, contro il 45% in Spagna, il 50% in Francia, il 58% in Germania e il 54% della media OCSE (Fig. 3). Anche in questo caso guida la classifica il Nord Europa: in Norvegia, Danimarca, Finlandia e Paesi Bassi si dichiara fiducioso tra il 72% e il 77% degli intervistati. Una classifica simile tra le prime economie UE si ottiene confrontando la durata media dei processi civili: nel 2022 per dirimere una controversia che arrivava all’ultimo grado di giudizio erano necessari 2.356 giorni in Italia, 1.393 in Spagna, 1.309 in Francia e 532 in Germania.[5]

L’Italia è penultima per soddisfazione nei confronti dei servizi amministrativi generali, come la richiesta di un documento di identità o la candidatura per un bonus sociale. Nel 2023 si è dichiarato soddisfatto il 48% degli intervistati italiani; peggio fa solo il Portogallo (43%; Fig. 4). Tra le carenze dei nostri servizi, i sondaggi OCSE rilevano la scarsa attenzione alla raccolta e all’analisi del feedback degli utenti, unita all’utilizzo limitato di obiettivi di performance che orientino il miglioramento.[6]
I principali Paesi avanzati sono ben al di sopra dell’Italia: Germania (51%), Francia (52%), Spagna (57%) e Regno Unito (74%), anche se talvolta sotto la media OCSE (66%). Ormai senza stupore, il Nord Europa guida la classifica, con in testa Lussemburgo (84%), Estonia (83%) e Finlandia (83%).

[1] Austria e Giappone hanno partecipato al sondaggio nel 2021 (21 Paesi coinvolti) ma non nel 2023 (30 Paesi coinvolti), dunque le figure che riportano i risultati di entrambe le edizioni forniscono una panoramica su un totale di 32 Paesi.
[2] Vedi la nota dell’ANAC a questo link, che segnala un forte incremento della percezione della corruzione nel 2023 rispetto al 2012, con il report ISTAT, qui, che indica invece una diminuzione dei casi dichiarati nel 2022-23 rispetto al 2015-16. Per una trattazione estesa vedi, per esempio, Carlo Cottarelli, I sette peccati capitali dell’economia italiana, Capitolo II, 2018, Feltrinelli, Milano.
[3] Vedi la nostra precedente nota, “La questione aperta delle liste d’attesa”, 28 giugno 2024.
[4] Sul caso italiano vedi la nostra precedente nota “La spesa pubblica per l’istruzione in Italia: bassa, in discesa e sbilanciata verso i livelli meno avanzati”, 26 novembre 2024.
[5] La durata dei processi è misurata dal disposition time, ossia il rapporto tra lo stock di processi pendenti a fine anno e il flusso dei processi definiti in quell’anno moltiplicato per 365, così da esprimerlo in giorni. Al riguardo, vedi la nostra nota “I tempi della giustizia civile si sono ridotti… ma non abbastanza”, 2 maggio 2025. In questa nota si segnala un miglioramento netto dell’Italia nel periodo 2012-22, pur rimanendo indietro rispetto agli altri Paesi citati nel testo.
[6] OECD, Government at a glance – 2025, 2025, Paris, pp.80-81.
La Repubblica