Guerra Russia-Ucrania e inflazione, i beni rincarati di più in 4 anni. Voli e olio di oliva al top

L'Unione nazionale consumatori (Unc) ha elaborato i dati Istat per stilare la classifica dei maggiori rincari rispetto al periodo pre-crisi, ossia che si sono verificati dopo l'invasione dell'Ucraina avvenuta nel febbraio 2022. Da allora - si legge in una nota - si sono alternati in testa ai rialzi svariati prodotti, dall'energia elettrica del mercato libero ai voli nazionali, dallo zucchero all'olio diverso da quello di oliva, per via del balzo dell'olio di girasole. Ma quale di questi, dopo i vari saliscendi, vince la classifica di questi anni di incrementi astronomici? Cosa è rimasto con prezzi stellari e cosa invece si è nel frattempo ridimensionato, con una riduzione dell'ampiezza della crescita? Per fare un confronto omogeneo, che tenesse conto della stagionalità, considerando anche che l'energia ha iniziato la sua corsa nel luglio del 2021, la base di partenza è quella dei prezzi del giugno 2021.
Nella top 10 alberghi e pacchetti vacanzaEbbene in 4 anni, dal giugno 2021 al giugno 2025, a fronte di un'inflazione generale del 17,8%, ci sono alcune voci che sono più che raddoppiate di prezzo. In testa i voli europei che rispetto a giugno del 2021 decollano del 156,5%; medaglia d'argento per quelli nazionali, che se sono volati su giugno 2024 del 38,7%, rispetto a 4 anni fa si impennano addirittura del 124,9%. Sul gradino più basso del podio l'olio di oliva che ora costa il 59,5% in più. Al quarto posto il burro, +58,6%, poi l'energia elettrica del mercato libero con +54,7% (superiore al mercato tutelato che si trova solo in 37esima posizione con un ben più contenuto +29,5%), la gioielleria (+53,5%), al settimo posto alberghi e motel (+52,7%), poi riso (+49,1%) e caffè (+46,6%). Chiudono la top ten i pacchetti vacanza nazionali con +45,8%.
Cacao e gas i primi “inseguitori”In undicesima posizione cacao e cioccolato in polvere con +44,6%, seguito dal gas del mercato tutelato con +44,5%. Si precisa che il gas del mercato libero è rilevato dall'Istat solo a partire dal gennaio 2022, e da quel momento sale del 23%, più del mercato tutelato che, nello stesso periodo, aumenta dell'11,9%, quasi la metà. Al 13esimo posto le patate (+44%), poi la margarina (+41,9%), i gelati (+41,6%), il latte conservato (+40,7%), in 17 posizione i voli intercontinentali (+40,3%), poi i formaggi fusi (+39,4%), i frutti a bacca (uva, fragole, frutti di bosco) con +38,3%. Chiude la top 20, autocaravan, caravan e rimorchi (+36,4%).
Nella top 40 si segnalano poi lo zucchero (22esimo, con +35,3%), le uova e il trasporto marittimo (entrambi al 26esimo posto, con +32,8%), pensioni (32esimo, +31,4%), pane confezionato (33esimo, +31%), i vegetali surgelati (38 , +29,3%).
Gli aumenti “rientrati"Fuori dalla top 40, alcuni prodotti che in passato avevano registrato rialzi record, a cominciare dall'olio diverso da quello di oliva che, dopo aver ripetutamente vinto la top ten degli aumenti tendenziali, pur segnando ancora un incremento, rispetto a giugno 2021 del 25,7%, ora sta sotto la media dei Prodotti alimentari che salgono del 26,2%. Stesso discorso per la Pasta (secca e fresca) che si paga il 25,8% in più, la Farina (+23,8%), il latte fresco intero (+23,5%), il Pane fresco (+24,3%).
Dona: “Tutti rincari inaccettabili”"Sono tutti rincari comunque inaccettabili, sia chiaro, ma attenuati rispetto ai primati del passato", afferma Massimiliano Dona, presidente dell'Unione Nazionale Consumatori. Molto bene, invece, per la benzina e il gasolio per auto che costano, rispettivamente, solo il 5,8% e il 9,7% in più. "Questo studio dimostra che, anche se ora l'inflazione è bassa, a giugno +1,7%, e alcuni prodotti sono spariti da mesi dalle top ten degli aumenti, come le patate (solo +0,8% su giugno 2024), la margarina (+1,8%) o addirittura stanno diminuendo di prezzo su base tendenziale, come la farina (-0,5%), la pasta (-3,2%), l'olio di oliva (-17,7%), lo zucchero (-9,5%), i loro prezzi restano insostenibili e oggi, rispetto ai tempi normali, sono più cari come minimo di circa il 25 per cento. Inoltre, nella top 40, ben 29 prodotti sono beni alimentari, spese obbligate per definizione", conclude Dona.
La Repubblica