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Cresce la fiducia degli italiani per il food & beverage

Cresce la fiducia degli italiani per il food & beverage

Buona fiducia e grandi potenzialità. Questo è il sentiment degli italiani che emerge dall’approfondimento sul comparto food & beverage dell’Edelman Trust Barometer, lo studio annuale condotto dall’Edelman Trust Institute, basato su oltre 33.000 interviste in 28 Paesi. Il settore alimentare infatti, che a livello globale si attesta a 73 punti, in Italia, grazie a una crescita sull’anno precedente di due punti, nel 2024 ha raggiunto i 71 punti. Un risultato doppiamente positivo. “Nonostante rientri nella fascia di fiducia - commenta Rossella Camaggio, senior vice president Edelman Italia e responsabile dell’area food & beverage – questo settore in Italia mostra ancora un grande potenziale reputazionale rispetto ad altri mercati europei”.

L'indagine, giunta alla sua 25ª edizione, misura la fiducia dei cittadini verso quattro istituzioni chiave come governo, aziende, media e Ong. L’indice generale di fiducia in Italia, nel combinato dei dati delle quattro istituzioni, nel 2024 si è attestato a 50 punti su 100, di poco sotto la media globale che si attesta a 56 punti ma secondo in Europa, preceduto solo dai Paesi Bassi. In Italia, il mondo delle imprese si conferma quello che gode della fiducia più alta a 56 punti. Uno scatto in avanti poi, lo scorso anno è stato fatto dai media (+4 punti) che hanno raggiunto quota 52 superando le ong a 51 punti. Chiude la classifica il governo, inteso come sistema politico, che scende di 2 punti attestandosi a quota 40. Tra le varie imprese, il comparto food & beverage si conferma tra i più affidabili, al terzo posto dietro il settore tech a 76 punti e hotel e ospitalità a 72. Il secondo miglior risultato d’Europa dietro la Spagna, che con un balzo di ben 8 punti raggiunge quota 74.

Tra i sottosettori, a guidare la classifica della fiducia con un indice di 65 troviamo Gdo, supermercati e rivenditori di alimenti nonostante un calo di ben 10 punti rispetto all’anno precedente. A seguire i produttori di alimenti e bevande che guadagnano due punti e raggiungono quota 63. Agricoltura e pesca si aggiudicano il terzo gradino del podio con 57 punti (-4 rispetto al 2023). Nell’area neutrale invece, troviamo il settore birra e alcolici, che perde 6 punti e scende a quota 56, e quello dei fast food (+1) a 46 punti. Se poi spostiamo lo sguardo a livello globale, tre sono i macro-trend che spiccano nel mondo delle bevande e degli alimenti tra attenzione alla salute e rischio disinformazione. In particolare, il 57% degli intervistati ha affermato di aver ridotto il consumo di alimenti ultra-processati e di quelli con additivi, aromi e coloranti artificiali o conservanti chimici. Il 50% degli intervistati conferma di aver ridotto il consumo o di aver smesso di bere alcol dopo aver appreso che può essere dannoso per la salute e che evitarlo può ridurre il rischio di cancro. E tra questi, il 56% fa parte delle ultime generazioni che comprendono persone tra 18 e 34 anni. Infine, il 34% degli intervistati afferma di farsi condizionare da persone senza credenziali mediche per consigli sulla propria salute. Tra questi però, solo il 22% del campione è costituito da adulti con più di 55 anni mentre, più del doppio, esattamente il 45%, è formato da giovani tra i 18 e i 34 anni.

Questi dati, continua Camaggio, “indicano che oggi i consumatori, soprattutto le nuove generazioni, chiedono alle aziende del food & beverage un maggiore impegno verso l’accessibilità e il costo del cibo, più trasparenza sugli ingredienti e sui benefici per la salute, maggior chiarezza sulla sostenibilità della filiera e sull’impatto ambientale e una comunicazione responsabile e affidabile. Alcune industry, però, nonostante il settore continui a godere di una buona credibilità e una percezione di competenza ed etica che supera il resto delle imprese italiane, sono ritenute ancora non sufficientemente attive su temi rilevanti per la società e per il benessere delle persone. E questa è la sfida che il mondo del food & beverage deve avere il coraggio di affrontare, in primis i ceo delle aziende perché saper intercettare questi driver, in un clima globale caratterizzato da sfiducia e polarizzazione, può essere un’opportunità concreta per guadagnare ulteriore fiducia e generare impatto e credibilità sul mercato”.

In questo contesto, per migliorare la reputazione e la credibilità sul mercato, per le aziende può rappresentare una migliore opportunità puntare sulle strategie di earned media che a differenza dei contenuti pubblicitari, si dimostrano più utili e sono anche il nutrimento di molti Llm (large language models) e permettono di essere citate nelle ricerche dei nuovi tool che si basano sull’intelligenza artificiale.

La Repubblica

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