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Navi italiane della Sumud Flotilla attaccate da Israele in acque internazionali

Navi italiane della Sumud Flotilla attaccate da Israele in acque internazionali

Nella notte tra il 23 e il 24 settembre la Global Sumud Flotilla, la spedizione navale che tenta di raggiungere la Striscia di Gaza con aiuti umanitari, è stata nuovamente bersaglio di un attacco in acque internazionali, a Sud di Creta. Secondo le ricostruzioni degli attivisti e dei media a bordo, almeno una decina di droni ha colpito più volte la flotta, utilizzando gas urticanti, bombe sonore e ordigni non identificati. Alcuni si sarebbero persino schiantati direttamente sulle imbarcazioni.

A riportare più danni sarebbero le navi di Italia, Regno Unito e Polonia.

L’attacco di Israele nella notte

I primi allarmi sono scattati poco dopo mezzanotte. Le imbarcazioni hanno segnalato la presenza di droni senza luci di segnalazione, che hanno iniziato a sorvolare la zona a bassa quota. In rapida successione sono stati lanciati piccoli ordigni e sostanze irritanti, seguiti da forti esplosioni nel cielo.

Fonti a bordo parlano di almeno 15 incursioni concentrate in poche ore, con interferenze alle comunicazioni radio che hanno complicato i tentativi di coordinamento fra le navi. L’organizzazione ha attivato i protocolli di emergenza: tutti gli equipaggi hanno indossato i giubbotti di salvataggio e la navigazione è proseguita in formazione compatta.

Fra le imbarcazioni colpite, ha fatto sapere Tony La Piccirella a FanPage, ci sono la Zefiro, che ha perso lo strallo di prua, la Morgana, con la vela principale inutilizzabile, e la Taigete, che dai video diffusi non sembrerebbe avere riportato danni gravi. Sarebbero almeno cinque le barche danneggiate, costrette a rinunciare alla navigazione a vela.

Non si registrano feriti, ma la tensione rimane altissima: la flotta è ancora lontana da Gaza e si trovava in acque internazionali, a circa 40 miglia da Creta, quando è stata colpita.

La timida risposta di Tajani

La Farnesina è stata immediatamente informata. Da New York, dove era presente per l’Assemblea generale delle Nazioni Unite, il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha chiesto a Israele di garantire l’incolumità degli attivisti e il rispetto del diritto internazionale.

La Flotilla parla di un attacco che segna un precedente grave, non solo per l’illegalità di un’azione in acque internazionali ma anche perché avvenuto contro una missione civile che trasporta esclusivamente aiuti umanitari destinati a Gaza.

Il piano di Israele secondo gli attivisti

Le 51 navi che compongono la Sumud hanno l’obiettivo di rompere il blocco israeliano dopo due tentativi bloccati da Israele a giugno e a luglio. Già il 9 settembre era stata attaccata al largo di Tunisi. Gli attivisti parlano di attacchi psicologici da parte di Tel Aviv, spiegando che:

Non abbiamo armi. Non rappresentiamo una minaccia per nessuno, trasportiamo soltanto aiuti umanitari.

In un comunicato sui social, sottolineano:

I precedenti di Israele di intercettare le navi, bloccare i convogli e limitare le rotte dimostrano che la sua intenzione non è facilitare gli aiuti umanitari, ma di controllarli, ritardarli e negarli.

Gli attivisti hanno anche respinto la proposta israeliana di dirottare gli aiuti sul porto di Ashkelon, considerandola parte di un piano che poco ha a che fare con la volontà di aiutare i palestinesi:

La comunità internazionale non interpreti le dichiarazioni di Israele come mere istruzioni operative, poiché rappresentano la continuazione del blocco che, secondo gli investigatori dell’Onu, è parte del genocidio in corso a Gaza.

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