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La sinistra peruviana chiede la revoca dell'aumento salariale del 120% concesso a Dina Boluarte.

La sinistra peruviana chiede la revoca dell'aumento salariale del 120% concesso a Dina Boluarte.

La sinistra peruviana ha presentato al Congresso otto diverse proposte di legge volte ad annullare l'aumento di stipendio della presidente Dina Boluarte, dopo che quest'ultima ha annunciato che avrebbe aumentato il suo stipendio del 120%, sostenendo che tale aumento è "inaccettabile" e "privo di legittimità istituzionale".

Le proposte annunciate finora sono state promosse dal Partito Socialista, dal Blocco Democratico Popolare e da Insieme per il Perù-Voces del Pueblo, tutti gruppi di sinistra che hanno concordato nel richiedere l'abrogazione del Decreto Supremo n. 136-2025-EF, riguardante la modifica della retribuzione di Boluarte, come riportato dal quotidiano 'El Peruano'.

  • Dina Boluarte, Presidente del Perù.

In questa direzione sono state proposte diverse misure e iniziative, tra cui non solo la promozione di un "progetto di legge multipartitico" volto ad abrogare il decreto in questione, ma anche l'interpellanza del primo ministro Eduardo Arana e del ministro dell'Economia Raúl Pérez Reyes, responsabile del dipartimento che ha elaborato la relazione tecnica a sostegno dell'aumento di stipendio di Boluarte.

Nel primo di questi casi, i voti favorevoli sono arrivati ​​dai partiti Podemos Perù, Somos Perù, Perú Libre, Renovación Popular, Honor y Democracia, Acción Popular, Partito Socialista e Blocco Democratico Popolare. Tuttavia nessun deputato della Fuerza Popular ha preso parte alla votazione sulla proposta.

La terza delle iniziative proposte cercherebbe di inviare una lettera al Presidente del Congresso, Eduardo Salhuana, chiedendogli di convocare la presidente davanti all'assemblea legislativa per esigere che "sostenga tecnicamente, legalmente e finanziariamente l'aumento del suo stipendio mensile".

  • Dina Boluarte, Presidente del Perù.

L'entourage della presidente ha giustificato il suo nuovo stipendio sostenendo che "la presidente è la massima autorità e ricopre il grado più alto tra i funzionari pubblici della nazione, secondo la Costituzione" e che, "di conseguenza, non poteva continuare a ricevere uno stipendio non commisurato al suo grado".

Tuttavia, gli esponenti della sinistra hanno definito la controversa legislazione "uno schiaffo in faccia alla povertà del Perù" e hanno criticato il fatto che, "in un contesto di crisi di legittimità sociale, economica e istituzionale, sia inaccettabile che non vengano fornite spiegazioni chiare", secondo le parole del rappresentante di Podemos Perù, Juan Burgos, come riportato dal quotidiano 'El Comercio'.

In termini simili, il deputato Edgard Reymundo, del Blocco Democratico Popolare, ha aggiunto che il decreto "non ha una base tecnica sufficiente ed è politicamente irrilevante".

Altri parlamentari hanno condannato il fatto che, sebbene l'aumento di stipendio di Boluarte non possa essere considerato di per sé "tecnicamente scorretto", sia arrivato "in un momento politico inappropriato". Da questa prospettiva, la misura è stata descritta come "tecnicamente positiva, ma politicamente assolutamente scorretta e inopportuna".

Il dibattito sullo stipendio della presidente peruviana ha dominato la sfera pubblica del Paese dopo che mercoledì scorso il Consiglio dei Ministri ha approvato l'aumento dello stipendio della presidente da 15.600 soles (circa 3.700 euro) a 35.500 soles (8.500 euro). Il decreto è stato ufficializzato venerdì, già pubblicato con la firma di Boluarte.

Poco dopo, il Comitato di vigilanza del Congresso peruviano acconsentì a convocare la presidente in sessione plenaria del Parlamento per discutere della legge che avrebbe raddoppiato il suo stipendio e approvò un primo disegno di legge volto ad annullare l'aumento.

Eleconomista

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