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Energia: oltre 250 mila nuovi posti di lavoro green entro il 2030, ma mancano i profili specializzati

Energia: oltre 250 mila nuovi posti di lavoro green entro il 2030, ma mancano i profili specializzati
Gi Group lavoro green | ESGnews

Mentre nei tavoli di confronto sulla transizione energetica si discutono temi cruciali come l’evoluzione delle tecnologie rinnovabili, il risparmio energetico, lo sviluppo delle infrastrutture, l’attuazione del PNRR e le politiche normative, il lavoro rimane un aspetto lasciato in secondo piano, senza programmi adeguati alla formazione e allo sviluppo di nuove competenze. Il percorso verso un’economia a basse emissioni, dunque, rischia di rallentare, ostacolato dalla carenza di professionalità qualificate in grado di accompagnare l’evoluzione del settore. È questo quanto emerge dall’analisi condotta da Gi Group, prima agenzia per il lavoro in Italia, che ha esaminato le principali dinamiche occupazionali e formative nel comparto energetico, oggi in piena evoluzione.

“Oggi parlare di transizione energetica senza affrontare il tema del lavoro significa ignorare uno dei pilastri fondamentali del cambiamento. Le imprese del settore stanno evolvendo rapidamente, spinte da innovazione tecnologica, apertura a nuovi mercati – come l’eolico offshore, il nucleare, l’idrogeno – e da una crescente competizione internazionale” ha affermato Paola Denegri, Division Manager Energy di Gi Group. “In questo scenario, lo sviluppo di competenze tecniche specialistiche rappresenta una condizione imprescindibile per sostenere la trasformazione in atto. Ma non basta formare nuovi profili: è altrettanto cruciale investire in upskilling e reskilling continui, per adeguare le professionalità esistenti ai nuovi standard richiesti dal settore, affrontare il revamping degli impianti e accompagnare la dismissione progressiva delle infrastrutture tradizionali”.

Le transizioni green e digitale stanno ridefinendo i processi produttivi, e di conseguenza i profili e le competenze richieste. Secondo Confindustria Energia, il raggiungimento dell’obiettivo europeo, almeno il 42,5% di energia da fonti rinnovabili entro il 2030, potrebbe generare oltre 250.000 nuovi posti di lavoro. Si tratta in gran parte di profili ad alta specializzazione tecnica, che le aziende faticano a reperire.

A confermare questa tendenza sono anche i dati del Sistema Informativo Excelsior di Unioncamere, secondo cui oltre il 63% delle assunzioni programmate richiede competenze green, spesso ad alto contenuto tecnologico. Al quadro si aggiunge l’ingresso di nuovi player internazionali che sta innalzando gli standard di settore, intensificando la richiesta di know how avanzato.

Di fronte a una domanda crescente di competenze specialistiche, l’offerta formativa attuale risulta ancora frammentata e, troppo spesso, affidata all’iniziativa di singole aziende. Le professionalità richieste necessitano infatti di percorsi di apprendimento continui, strutturati e in linea con le reali esigenze del settore, e l’alto livello di specializzazione e complessità di queste figure richiede percorsi di Istruzione e Formazione Tecnica Superiore (IFTS) e di Istruzione Tecnica Superiore (ITS) che, tuttavia, nonostante il potenziale, risultano ancora numericamente insufficienti e poco valorizzati. In questa direzione, risulta inoltre strategico promuovere anche percorsi di valorizzazione del talento femminile capaci di creare opportunità professionali per le donne e contribuire a ridurre il mismatch in un settore che, in particolare nelle mansioni operative, vede ancora oggi una marcata prevalenza maschile.

In questo scenario, tra le figure con la più alta domanda spiccano le professionalità tecniche. Tra i profili più ricercati da Gi Group in particolare rientrano figure come Civil & Structural Engineer, Electrical Project Engineer, Project Management Engineer e Process Engineer.

A queste si affiancano ruoli come Production Planner, degli operatori di sala controllo, i manutentori elettrici, meccanici ed elettromeccanici, i palisti di impianto e i tecnici termoidraulici.

L’alta richiesta di profili tecnici sta generando una crescente competizione tra le imprese, sia in Italia che all’estero. In alcuni casi, le PMI italiane si distinguono per una maggiore flessibilità retributiva rispetto alle grandi aziende, ma il contesto globale apre scenari ancora più competitivi: i professionisti più qualificati trovano spesso migliori opportunità di carriera e retribuzioni più elevate oltre confine. Una dinamica che rischia di generare una vera e propria fuga di competenze dal nostro Paese.

In aggiunta a questo Gi Group ha rilevato un ampio skill mismatch e anche una bassa conoscenza dei ruoli del settore energetico da parte di candidati e candidate. Tre fattori, questi, che richiedono un incremento degli investimenti in orientamento fin dai percorsi post-diploma, ma anche in formazione e strategie innovative di attraction e retention per le imprese.

esgnews

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