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Denominazioni vitivinicole in cerca della massa critica

Denominazioni vitivinicole in cerca della massa critica

Denominazioni vitivinicole concentrate o aggregate, rigorosamente certificate, meglio se sostenibili e, al più presto, disponibili anche in versione dealcolata: questa la ricetta dello specialista della certificazione Valoritalia per far ripartire l’enologia tricolore dopo un 2024 vissuto in chiaroscuro, all’insegna della discontinuità e dell’imprevedibilità a livello internazionale. “Il 2024 si conferma un anno di consolidamento, non brillante ma comunque positivo con 2 miliardi e 19 milioni di bottiglie immesse sul mercato, in calo dello 0,46% rispetto al 2023 ma in crescita dell’1,4% rispetto alla media degli ultimi 5 anni - afferma Giuseppe Liberatore, direttore generale di Valoritalia - Un dato importante, segno di competitività delle nostre imprese anche in momenti di transizione come l’attuale”.

In particolare, a fronte di una crescita del 5% messa a segno dagli spumanti, lo studio condotto da Valoritalia evidenzia una contrazione del 6,8% dei vini rossi. Parallelamente le Docg e le Igt registrano cali, rispettivamente, del 2,3% e del 6,3% mentre le Doc, che rappresentano il 58% del valore del vino certificato nel 2024, salgono del 2,7%. “È in atto un progressivo riallineamento tra offerta e domanda - spiega Giuseppina Amodio, direttrice operativa di Valoritalia - La competitività delle denominazioni non si gioca soltanto sul valore storico bensì sulla capacità di intercettare dinamiche di consumo sempre più orientate alla versatilità”. La volatilità della produzione, a sua volta, risulta altresì legata alle dimensioni delle denominazioni. Delle 219 denominazioni certificate da Valoritalia, le prime 20 rappresentano l’86% dell’imbottigliato totale e l’84% del valore complessivo mentre le ultime 140 raggiungono a fatica, rispettivamente, l’1,4% e il 2%. “L’elevato numero di denominazioni è sicuramente motivo di ricchezza e biodiversità ma, al tempo stesso, può diventare un limite strutturale - precisa Francesco Liantonio, presidente di Valoritalia - Una limitata dimensione della denominazione comporta, infatti, una altrettanto limitata capacità operativa dei consorzi che faticano a svolgere le funzioni fondamentali di tutela, promozione e valorizzazione”. La riforma volontaria del sistema consortile in chiave aggregativa consentirebbe, in tal senso, di riportare a unità decisionale le frammentate realtà locali così come lo sblocco dell’impasse sui vini dealcolati spalancherebbe le porte a un mercato stimato in oltre 4 miliardi di euro.

La Repubblica

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