America’s Cup, nuovo Protocollo di gara per le regate a Napoli nel 2027

Mancano meno di due anni alla prossima America’s Cup, che si svolgerà a Napoli nel 2027 e alle 4 del mattino di ieri (ovvero nel primo pomeriggio in Nuova Zelanda) è stato diffuso il Protocollo della 38esima edizione, che definisce molto più delle regole “tecniche” su scafi, equipaggi e modalità di svolgimento delle regate e che per questo è stato definito «rivoluzionario» (groundbreaking in inglese).
L’ annuncio della scelta di Napoli, a guardar bene rivoluzionaria in sé, era arrivato appena tre mesi fa (si veda Il Sole 24 Ore del 16 maggio), accolto positivamente dalla comunità velistica internazionale, che ancora ricorda le regate di avvicinamento alla fase finale dell’edizione 2003 del trofeo, che si svolsero proprio a Napoli, mentre per quelle del 2005 fu scelta Trapani. Si trattò, non è un caso, di edizioni vinte da Alinghi, il team di un Paese, la Svizzera, che non ha sbocchi sul mare. La scelta dell’Italia degli attuali detentori della Coppa, Team New Zealand, non è certo dovuta alla mancanza di specchi d’acqua sui quali veleggiare, bensì (come fu nel 2024 per l’America’s Cup numero 37, assegnata nel mare di Barcellona) alla necessità di dare maggiore visibilità e copertura mediatica al trofeo, superando in particolare i problemi legati alle dieci ore di fuso orario tra Europa e Nuova Zelanda.
Un ruolo nella scelta della Spagna per la scorsa edizione e dell’Italia per la prossima l’ha svolto sicuramente Louis Vuitton, il marchio del lusso più grande e famoso al mondo (20 miliardi circa il fatturato del 2024), da molti anni legato alla Coppa e ancora di più con la prossima edizione, ribattezzata Louis Vuitton America’s Cup: la maison francese del gruppo Lvmh non è più solo sponsor della Louis Vuitton Cup (le regate tra gli sfidanti per stabilire chi affronta il detentore del trofeo), bensì, appunto, title sponsor dell’intero evento. Ma veniamo al protocollo rivoluzionario: la Coppa America non è solo il più antico trofeo sportivo al mondo (si svolse per la prima volta nel 1851, con la vittoria di un team americano su quello inglese), bensì quello con le regole più strane. In 173 anni le 37 edizioni si sono svolte non ogni 4,6 anni - come suggerirebbe la matematica - ma a intervalli tutto men che regolari. La seconda edizione fu nel 1870 e da allora l’imprevedibilità è stata una costante, il che, soprattutto in era moderna, ha complicato (e in parte scoraggiato) le scelte dei grandi sponsor.
Le novità più importanti del Protocollo per Napoli iniziano non a caso proprio dagli aspetti commerciali e sono state messe a punto in Nuova Zelanda e firmate, tecnicamente, dal defender, il Royal New Zealand Yacht Squadron, rappresentato da Team New Zealand, e dal Challenger of Record (primo degli sfidanti, sconfitto in finale nel 2024), il Royal Yacht Squadron, rappresentato dai britannici Athena Racing. «L’America’s Cup è il trofeo più antico dello sport internazionale e l’apice della vela, ma il suo tallone d’Achille è sempre stato la mancanza di continuità – ha detto Grant Dalton di Team New Zealand -. La trasformazione che annunciamo oggi offre ora a tutti i team una gestione collettiva e stiamo lavorando a un nuovo gruppo dirigenziale guidato da un ceo indipendente». Ed ecco le novità principali: ci saranno tre regate preliminari per il 2026 e una all’inizio del 2027, da disputarsi sugli AC40 (le barche da 40 piedi, circa 12 metri, già viste a Barcellona) e un’ultima regata preliminare a Napoli sugli AC75 (i fratelli maggiori degli AC40, lunghi 75 piedi, 20,7 metri); è stato deciso un tetto massimo di 75 milioni di euro per la Coppa numero 38, con aggiustamenti previsti per la 39 e tutti i team esistenti dovranno utilizzare gli stessi scafi AC75 utilizzati nella 37ª America’s Cup, se disponibili; il format di regata è stato rivitalizzato per consentire a tutti i team di regatare più a lungo e massimizzare la durata dell’evento, con la fase a gironi della Louis Vuitton Cup che comprenderà sia match race (uno contro uno) sia regate di flotta; per i cinque membri dell’equipaggio, la clausola di nazionalità richiede che due velisti più la velista donna (obbligatoria) siano cittadini del Paese del team sfidante. Last but not least e sempre in tema di inclusività, il Protocollo ha confermato gli eventi delle Women’s America’s Cup e della Youth America’s Cup, con l’obiettivo di continuare a costruire un percorso per donne e giovani.
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