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Javier Milei minaccia di ripristinare le tasse agricole a giugno: timore di perdita di redditività agricola

Javier Milei minaccia di ripristinare le tasse agricole a giugno: timore di perdita di redditività agricola

Un rapporto dell'Istituto di studi sulla realtà argentina e latinoamericana ( IERAL ) della Fondazione Mediterranea ha lanciato l'allarme: la redditività agricola potrebbe scendere fino al 74% se il governo nazionale decidesse di aumentare nuovamente le tasse a partire da luglio. A suggerire questa possibilità è stato lo stesso presidente argentino, Javier Milei , il quale ha confermato che la riduzione applicata all'inizio dell'anno sarà solo temporanea.

La decisione di abbassare le aliquote a gennaio era stata accolta con favore dal settore agricolo, che l'aveva interpretata come il primo passo verso l'eliminazione dei dazi all'esportazione (DEX), promessa da tempo. Tuttavia, la mancanza di definizioni concrete e i recenti gesti del governo alimentano i timori di un'inversione di tendenza, che avrebbe un impatto significativo sulla produzione, soprattutto nelle aree lontane dai porti.

Il rapporto dell'IERAL sottolinea che "il ritorno a tassi più elevati ridurrebbe significativamente la redditività dei produttori", soprattutto nelle regioni non appartenenti alla Pampa, come la parte settentrionale di Córdoba, Santiago del Estero e Tucumán. Secondo le stime, in alcuni casi i margini di profitto scenderebbero tra il 21% e il 74%, colpendo sia i produttori che affittano sia quelli che lavorano i propri campi.

Uno degli effetti più dannosi dell'aumento delle ritenute alla fonte è che scoraggia gli investimenti. "I DEX incidono sulla redditività dell'attività di produzione di cereali, inducendo le aziende agricole a ridurre al minimo l'integrazione di nuove tecnologie e a limitare l'espansione dell'area sfruttata", avverte il documento, firmato dall'economista Franco Artusso.

In cambio, lo Stato potrebbe riscuotere altri 930 milioni di dollari se le aliquote venissero invertite nella seconda metà dell'anno. Ma secondo lo stesso rapporto, queste entrate aggiuntive avrebbero un impatto fiscale limitato (appena lo 0,1% del PIL), mentre il danno al settore sarebbe molto maggiore nel medio termine.

Il messaggio proveniente dal settore agricolo sarebbe profondamente negativo: non solo significherebbe ignorare una promessa elettorale fondamentale del presidente Milei, ma punirebbe ancora una volta uno dei settori più dinamici del Paese, proprio quando il settore stava iniziando a recuperare terreno dopo l'incertezza valutaria.

«L’agricoltura risponde agli incentivi», riassume il rapporto IERAL. L'avvertimento è chiaro: se optiamo per una maggiore pressione fiscale invece di consolidare un quadro prevedibile, non solo rallenteremo gli investimenti, ma ridurremo anche la futura base imponibile. In altre parole, aumentare le ritenute alla fonte oggi potrebbe costare più del previsto domani.

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